Di
Spiriti e di Apparizioni
Nel
passato, la notte a Nusco - stando alle "testimonianze" di mia nonna e
delle sue amiche - era vissuta quasi come un incubo, un arcano e cupo presagio.
Io provavo i brividi nel sentir dire di "spiriti" e di
"apparizioni". Le povere donne non conoscevano certo le buone maniere
della "comunicazione" né tenevano conto della mia giovane età.
Presentavano i "fatti" nudi e crudi; la loro "verità" era
quella...
Questo
bastava per sollecitare la mia fertile fantasia. Il mio equilibrio mentale era
ancora fragile. Le devastanti incursioni delle loro pseudo-fiabe facevano il
resto. L'oscurità vissuta come autentico terrore. Ma io stavo al gioco. Un
gioco più grande di me, perverso e rischioso.
"A
Santa Croce, lungo il muro di Saponara, devi stare ben attento, se non vuoi
essere afferrato da un "demonio" . Non devi gridare, non devi correre
ma stare calmo. Quando ti lancia la catena tra i piedi, per prenderti, tu tifai
il segno della croce e la brutta bestia sparisce. Sapessi quante volte,
approfittando dell'oscurità, mi è corso dietro. Se son qui adesso è perché
ho fede in Dio che a tutto provvede...".
"Proprio
nel centro abitato!" - cercavo disperatamente un appiglio, una scappatoia.
"In
quella stradina non c'è stata mai luce!" - replicava seccamente.
"Nei
pressi del muretto che costeggia la proprietà dei Ciciretti, appena sotto S.
Giovanni e Paolo, ogni notte si presentavano marito e moglie, gente morta
ammazzata anni e anni prima. Personaggi alti quanto il palo della luce
elettrica. Ti salutavano e si dileguavano, lasciandoti senza parole." -
Michelina sussurrava il suo resoconto senza scomporsi.
"Dieci
metri sono troppi" - mi permettevo di obiettare.
"Hai
anche il coraggio di smentirmi adesso! Io ci vedo bene sai...".
Carmela,
la più crudele: "Qua dietro, oltre il muro della stanza dove tu dormi, c'è
un camino ormai fuori uso. Filomena, la padrona di casa, ogni notte vede
presentarsi un vecchio che l'implora di fargli rivedere la moglie e i figli. Una
casa maledetta, il passato triste che non sto a raccontare. Un recipiente
d'acqua addosso e quel disgraziato svanisce. E' strano che tu non senta mai
niente, sei vicinissimo!......
Non
avevo più la fermezza di oppormi. Appena il tempo d'infilarmi sotto le
lenzuola, mi rannicchiavo, mordevo il cuscino. Ore insonni, sospiri, sogni
convulsi. Troppo forte l'impatto con quel "film-horror".
Preferivo,
allora, le altre notti di Nusco, lunghe e misteriose: i rintocchi dell'orologio
della piazza, lo scroscio violento della pioggia, le imposte sbattute dal vento.
E le figure scabrose che mi dilettavo a disegnare nell'oscurità totale, e le
voci immaginarie provenienti da non so dove, ed infine il silenzio completo,
infinito.
Ecco,
il silenzio. A Nusco mi è stato familiare, ora ne ho perso le tracce!
Varese,
Luglio 2000
Angelo Pepe
da IL NUOVO SUD Anno XX n.6 (85) Dicembre 2000