Oltre la montagna
Ieri è stata una bella giornata; il cielo pulito; l'aria sufficientemente
tiepida. Un fine gennaio a sorpresa, che non si ricordava da anni. Ai giardini
pubblici di Varese la gente era di buon umore. Dalla parte più alta di villa
Mirabello si poteva ammirare limpidamente tutta l'immensa catena del Monte Rosa.
Molti si sono attardati fino a quando il sole non è tramontato per godersi
quella vista straordinaria.
Il Monte Rosa... il nome mi porta indietro nel tempo . E un attimo. Ecco il
pensiero va dritto a Nusco, in via Gaudiello, dove Antonio (*) dava
lezioni private. Erano lezioni di recupero, nel periodo delle vacanze estive. Un
buon uomo, comprensivo, onesto, infatti non ci chiedeva una lira, pur
impegnandosi per due o tre mesi. In cambio noi gli facevamo compagnia nelle sue
battute di caccia che il più delle volte si rivelavano infruttuose. Nello
stanzone al piano terra si sentiva un odore di mobili antichi, e dal giardino a
fianco giungeva netto il cinguettio degli uccelli. L'ambiente ideale per lo
studio e il raccoglimento. Ascoltavamo assorti: "Il Monte Rosa fa parte del
gruppo delle Alpi Pennine, con i suoi 4633 metri costituisce la seconda vetta
d'Europa dopo il Monte Bianco... "! Antonio usava la pazienza, il garbo,
era chiaro nelle spiegazioni. Dava al discorso anche un tocco d'immaginazione:
"pensate ai ghiacciai perenni, alle gole profonde, ai grandi fiumi che
scendono a valle. Bisognerebbe vederle da vicino le Alpi... "
Io, in verità, ero attratto da tutto ciò che sapeva di fantastico e di
irraggiungibile. Non di rado, dopo quelle lezioni, gli amici mi sorprendevano
dietro le Mura, sui gradini della casa di Saverio, mentre ero intento a seguire
con lo sguardo le rondini nelle loro giravolte. Avrei voluto sopravanzarle,
perdermi oltre la montagna di Chiusano o del Terminio, saggiare il brivido del
nuovo e dell'incognito, inebriarsi nel distacco e nella lontananza. Ritenevo che
quegli ostacoli mi impedissero di scrutare "il mondo". D'altro canto
mi facilitavano la possibilità di creare immagini irreali. Non mi bastava,
desideravo l'assurdo.
Riapparirà in seguito la voglia mai sopita di "volar via" da Nusco.
È piacevole tentare l'avventura, a costo di privarti di ciò che ti è caro, di
un riferimento sicuro. È un sogno giovanile, che può imprimere una svolta al
percorso dell'esistenza.
Il Monte Rosa. Non so nemmeno io come l'abbia potuto associare a Nusco. Forse un
pretesto, una coincidenza... !
Varese,
marzo 1996
Angelo Pepe
da IL NUOVO SUD Anno XVI n.6 Anno XVII n.1 (70) Novembre 1996/Febbraio 1997