15 agosto 1929, ore 6

Ti saluta il mio pensier

 

 .....«Correte, stanno già sotto le coste!» e se n'è scappato un'altra volta per raggiungere i compagnielli che staranno sicuramente sotto la Madonna, incurante degli strilli di zizia, abituata a gestirne altri quattro più piccoli, a casa, ma timorosa per il lungo cammino della processione dell'Assunta: si parte a quest'ora del mattino per arrivare giù nella valle che si apre tra il fiume Calore e le sorgenti dell'Ofanto, a Fontigliano, sotto il Montagnone di Nusco, dove c'è, nascosta fra gli alberi, la chiesetta di S. Maria di Fontigliano, ultimo residuo di una antica abbazia medievale, verginiana e poi benedettina, scavalcata nelle fortune della storia prima dalla Badia del Goleto, nella stessa valle, più vicino Sant'Angelo, e poi da Montevergine, sul monte Partenio, sopra Avellino.

        La processione si snoda per buoni otto chilometri, prima scendendo lungo le brulle coste sassose del monte da cui Nusco domina le opposte vallate del Calore e dell'Ofanto, alto e piatto, come una corona che cinge la larga vetta del monte, poi risalendo, dopo la stazione, per una lunga stradina sassosa, tra case di contadini sparse fra le macchie alberate, fino alla chiesetta alle pendici dell'alto monte, fra i castagni....

        ......La processione è povera, per lo più donne; ragazze, le Figlie di Maria, sono pure quelle che portano la Madonna, piccolina e delicata, assisa sopra le nubi come il paese (Nubscus, secondo alcuni); quasi assenti gli uomini, che ritroveremo più tardi, giù nella valle, o stasera, al ritorno in paese della processione. Donne e bambini, e per lo più contadini; la festa del paese, dei signori, viene dopo, al Carmine. Pochi si degnano di scarpinare per otto chilometri, e sono i campagnoli, abituati a salire e scendere dal paese, a piedi o con l'asino. In compenso, si passa la giornata, chi può, al fresco dei castagni, dietro la chiesa, dopo la messa; la processione del ritorno riparte solo la sera, e arriva al paese a notte fatta.

        Una volta era festa grande; venivano da Nusco e da Bagnoli Irpino; i bagnolesi per secoli avevano fatto lite coi nuscani per la terra di Fontigliano, dopo la soppressione della badia, al punto che la statua di legno della Madonna di Fontigliano, una bella scultura che viene datata tra il decimo e l'undicesimo secolo, venne portata nella Cattedrale di Nusco, per sottrarla ad eventuali furti dei bagnolesi (e poi vi è rimasta fino ad oggi a causa della chiesa collabente).

        Da tempo ormai, pacificati gli animi, si incontravano in quella grandesagra contadina, bagnolesi e nuscani, si mangiava sotto i castagni, ci si portava ogni ben di dio; attorno alla chiesa si piazzavano bancarelle di dolciumi, grossi taralli glassati, biscotti col miele, il copeto (torrone, di Dentecane o di Mirabella), castagne del prete di Montevergine, semi di zucca, nocciole avellane, abbondanti in tutta la provincia tanto da prenderne il nome, infilate in lunghe collane come rosari..

        Dietro la chiesa, invece, si trovavano, sulle pendici del Montagnone, delle baracche dove si cucinava, salsicce, polli arrosto, maccheroni, a buon mercato, ed era giorno di festa, suonava il concerto bandistico di Bagnoli Irpino, e il pomeriggio gruppi di violini strimpellatori, fisarmoniche e tammorre accompagnavano balli tondi e tarantelle montemaranesi. C'erano famiglie intere di contadini, ci si conosceva, si contrattava, si litigava, si rideva, ci si infrattava nelle castagne......